La modalità di parto impatta sulla costruzione del microbiota intestinale neonatale?

Il corretto sviluppo del microbiota intestinale è fondamentale per una giusta maturazione del sistema immunitario che si verifica soprattutto nella prima fase di vita del bambino. La modalità di parto svolge un ruolo fondamentale nella corretta colonizzazione.

Quali batteri dominano nel microbiota intestinale del nato da taglio cesareo?

Nello studio pubblicato su Nature Impact of delivery mode-associated gut microbiota dynamics on health in the first year of life i ricercatori hanno analizzato i campioni fecali di 120 bambini sani non esposti ad antibiotico intrapartum, divisi in nati da parto vaginale (VD) o da taglio cesareo (CS).

Lo scopo primario era evidenziare le differenze del microbiota neonatale tra questi due gruppi e, secondariamente, si è cercato di capire se queste variazioni incidessero anche sullo stato di salute del bambino durante il primo anno di vita.

Sono stati analizzati oltre 1200 campioni di feci dei neonati durante i 12 mesi di monitoraggio osservando delle chiare differenze nei due gruppi.

Nei nati da taglio cesareo si assisteva ad un aumento della diversità microbica intestinale, fenomeno che si osservava nei nati da parto vaginale solo dopo il 4° mese con l’introduzione di cibi solidi.

Nello specifico i nati da CS avevano un numero di batteri Gram-negativi superiore, in particolare Klebsiella spp. ed Enterococcus a discapito dei Bifidobacterium spp., abbondanti nelle prime fasi di vita dei nati da VD.

I bifidobatteri erano quasi assenti nei neonati da taglio cesareo e raggiungevano una quota simile ai nati per parto vaginale solo dopo due mesi di vita, probabilmente spinti dall’allattamento al seno che grazie agli HMO ne promuove la crescita.

Purtroppo, l’allattamento al seno non riusciva a colmare la mancanza del trasferimento microbico che sarebbe dovuto avvenire durante il passaggio attraverso il canale del parto.

L’assenza di bifidobatteri nel gruppo CS lascia spazio alla crescita di Klebsiella, Enterococcus e Staphilococcus che dominano il consorzio microbico intestinale nelle prime fasi di vita del neonato.

Queste variazioni sono correlate esclusivamente alla modalità di parto; i ricercatori, infatti, hanno escluso possibili bias come terapie farmacologiche, alimentazione, degenza in ospedale e stile di vita.

Quali conseguenze ha la corretta colonizzazione del microbiota nel neonato?

Oltre ad aver evidenziato le grosse differenze di composizione del microbiota intestinale tra neonati da taglio cesareo e da parto vaginale, i ricercatori hanno monitorato anche lo stato di salute dei bambini fino al primo anno di vita.

L’analisi ha evidenziato che i neonati da CS avevano un numero di infezioni respiratorie superiori a quelle dei neonati VD.

Nei primi 12 mesi di vita i neonati da parto vaginale hanno avuto da 0 a 2 casi di infezioni respiratorie contro i 3-7 eventi dei nati da taglio cesareo, con un maggiore ricorso all’uso di terapie antibiotiche.

I ricercatori, dopo un’attenta analisi dei taxa che si differenziano nei due gruppi, sono giunti alla conclusione che l’abbondanza in Bifidobacterium nelle prime fasi di vita rappresenti una protezione contro i fenomeni infettivi anche nelle fasi di vita successive, mentre Klebsiella spp. ed Enterococcus erano associati negativamente allo stato di salute del bambino. Dunque, si conferma il ruolo chiave dei bifidobatteri nel corretto sviluppo dell’immunità neonatale e l’importanza del parto vaginale come punto cruciale nel processo di trasmissione da madre a figlio del giusto consorzio microbico intestinale.

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