Quali correlazioni tra microbiota vaginale, menopausa e atrofia vaginale?

I sintomi genitourinari tipici delle donne in menopausa, inclusa l’atrofia vaginale, si verificano nel 45-77% dei casi, arrecando disagi significativi e una riduzione notevole della qualità di vita.

Le recenti ricerche hanno evidenziato un nesso tra donne in menopausa, il calo degli estrogeni e la riduzione dei lattobacilli vaginali.

È noto, infatti, che il calo dell’attività estrogenica compromette la stabilità del microbiota vaginale per carenza della produzione di glicogeno; tuttavia, la gravità dei sintomi non è mai stata associata a fattori di rischio identificabili.

Nello studio pubblicato su Menopause, Vaginal microbiota and genitourinary menopausal symptoms: A cross sectional analysis, i ricercatori hanno cercato di individuare dei fattori che fossero predittivi della maggiore gravità dei sintomi genitourinari nelle donne in menopausa.

L’obiettivo della ricerca era esaminare l’associazione tra la composizione microbica vaginale, gli estrogeni sierici e i sintomi genito-urinari in particolare l’atrofia vaginale, riconosciuta come la problematica più fastidiosa nelle donne in menopausa.

Disegno dello studio

Le conoscenze meno recenti sulla composizione microbica vaginale nelle donne in menopausa si basavano su esami culturali: tutti gli studi dimostravano come nei soggetti in premenopausa rispetto a quelli in postmenopausa si osservasse una maggiore presenza di Lactobacillus spp. e una minore diversità batterica.

L’instabilità del microbiota vaginale è correlata alla riduzione degli estrogeni e solo recentemente questa carenza ormonale è stata associata ad un depauperamento di glicogeno, fonte di energia per i lattobacilli.

Per valutare il ruolo di questi fattori nei sintomi genito-urinari, i ricercatori hanno condotto uno studio su 88 donne in menopausa valutando la compromissione del microbiota vaginale mediante sequenziamento 16S rRNA, l’esame degli ormoni sierici, del glicogeno vaginale e la presenza dei sintomi di atrofia vulvo vaginale. Le donne sono state randomizzate in 3 bracci: il primo gruppo assumeva estradiolo orale, il secondo gruppo venlafaxina ed il terzo gruppo era controllato con placebo.

Oltre la metà dei soggetti arruolati manifestava sintomi tipici della sindrome genito urinaria quali atrofia vulvo vaginale, secchezza, prurito e perdite vaginali.

Risultati

Dall’analisi è emerso che le donne con sintomi più severi avevano una scarsa presenza di lattobacilli a livello vaginale. Inoltre, questi soggetti erano maggiormente suscettibili alla vaginosi batterica per la presenza di Gardnerella.

Nelle donne con minore insorgenza di sintomi la presenza di lattobacilli era elevata, con una riduzione marcata del pH vaginale. Dall’analisi specifica dei taxa si è evidenziato che le donne con predominanza in Lactobacillus crispatus risultavano le più protette.

La presenza di estrone coniugato era associata ad una maggiore presenza di lattobacilli vaginali rispetto alle donne con scarse concentrazioni di estrone.

 Comprendere la fisiopatologia dei sintomi genitourinari aiuterà a identificare nuove strategie per il trattamento e la prevenzione della sindrome genitourinaria e dell’atrofia vulvo vaginale.

La colonizzazione vaginale con lattobacilli, in particolare con L. crispatus, rappresenta un’importante area di interesse; i risultati suggeriscono che questo parametro potrebbe essere un indicatore della salute vulvovaginale.

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