Lactobacillus crispatus: nuove evidenze confermano il suo ruolo nell'HPV
È ampiamente dimostrato come un microbiota vaginale sano presenti delle caratteristiche peculiari, come una bassa biodiversità e la dominanza di Lactobacillus crispatus che fornisce protezione dai patogeni attraverso la produzione di lattato, sia in forma levogira che destrogira, e la produzione di perossido di idrogeno, entrambi necessari per il mantenimento dell’integrità dell’epitelio vaginale.
Infatti, un CST I, ovvero un microbiota vaginale dominato da L. crispatus è quello maggiormente associato ad un microbiota vaginale sano e protetto da diversi tipi di patogeni, tra i quali quelli virali, primi fra tutti l’HPV.
Sempre nuove evidenze suggeriscono questo ruolo protettivo del L. crispatus nell’HPV.
Uno degli ultimi lavori realizzati sull’argomento Vaginal microbiome dysbiosis is associated with the different cervical disease status ha analizzato il microbiota vaginale di donne positive all’HPV, nei diversi stadi della lesione cervicale e ha correlato tale situazione alle caratteristiche del microbiota vaginale, evidenziando l’associazione tra la gravità della lesione e la carenza del L. crispatus, concomitante ad un aumento della biodiversità.
L’analisi del microbiota vaginale
Nello studio sono state arruolate 160 donne che, in base all’esame citologico, al test per l’HPV e ai risultati della colposcopia sono state classificate in 5 gruppi: 22 donne positive all’HPV ma senza lesione; 45 donne con lesione di basso grado (LSIL); 36 donne con lesione di alto grado (HSIL) e 27 donne con tumore cervicale. 30 donne negative all’HPV hanno fatto da controllo. Inoltre, è stato individuato il ceppo HPV-16 come quello maggiormente presente nelle donne con HSIL e cancro alla cervice.
È stato analizzato il microbiota vaginale nei 5 gruppi identificati e la classificazione è stata fatta in base alla dominanza della specie di lattobacillo individuata, quindi CST I a dominanza L. crispatus, CST II a dominanza L. gasseri, CST III a dominanza L. iners, CST IV con scarsissima presenza di lattobacilli ed elevata biodiversità; CST V a dominanza L. jensenii.
Cosa vuol dire avere un microbiota vaginale dominato da L. crispatus?
Dai risultati dell’analisi del microbiota vaginale è emerso che la dominanza di lattobacilli è strettamente correlata al tipo di lesione cervicale, dove la presenza dei lattobacilli è molto scarsa nel gruppo con cancro alla cervice e aumenta progressivamente nelle donne con lesione minore.
Scendendo a livello di specie, e quindi analizzando la distribuzione dei vari CST nei diversi gruppi di pazienti, è stato possibile osservare un azzeramento della presenza del CST I (dominanza L. crispatus) nelle donne con cancro alla cervice.
Inoltre, è stato osservato un progressivo aumento della presenza di CST III (dominanza L. iners), nelle donne con LSIL e HSIL e contemporanea diminuzione del CST I.
Nelle donne nello stadio più avanzato dell’infezione virale, ovvero con cancro alla cervice, sono stati riscontrati solo il CST III e il CST IV, accompagnati da una maggiore presenza di batteri patogeni vaginali.
I risultati ottenuti dimostrano una chiara correlazione tra la progressione dell’infezione da HPV e l’aumento della disbiosi del microbiota vaginale, con riduzione della dominanza di lattobacilli e in particolare del L. crispatus.
I dati confermano ancora una volta il ruolo protettivo del L. crispatus e sottolineano come sia auspicabile la sua dominanza nel microbiota vaginale.
Queste osservazioni consentirebbero anche di intervenire in modo mirato in un microbiota vaginale caratterizzato da scarsa presenza di lattobacilli o dominato da L. iners, per convertirlo verso la colonizzazione e la dominanza di L. crispatus, al fine di favorire la negativizzazione dell’HPV.