La Silibina può ridurre la lipotossicità epatica e migliorare la disbiosi intestinale tipiche della NAFLD

L’incidenza della steatosi epatica non alcolica (NAFLD), è in continuo aumento e attualmente il 25-30% della popolazione mondiale ne è affetta.

Tale condizione, se non adeguatamente trattata, può progredire a NASH, fibrosi e infine cirrosi epatica.

Ciò nonostante, solo un farmaco è stato approvato dall’FDA per il trattamento della NASH; inoltre, tale terapia farmacologica risulta ancora carente in termini di sicurezza a lungo termine. Per questo motivo, l’impiego di nuovi approcci terapeutici efficaci e sicuri è auspicabile.

Il recente studio Silibinin targeting Heat Shock Protein 90 represents a novel approach to alleviate nonalcoholic fatty liver disease by simultaneously lowering hepatic lipotoxicity and enhancing gut barrier function indaga i meccanismi molecolari attuati dalla silibina a livello epatico ed intestinale e i conseguenti benefici sui parametri biochimici epatici, l’eubiosi e la permeabilità intestinale, al fine di contrastare la progressione della NAFLD.

Azione epatica della quota assorbita

Nella NAFLD il recettore PPARɣ, che stimola i processi di lipogenesi e accumulo di trigliceridi epatici risulta iper-espresso; a sua volta, la Hsp90 è una proteina coinvolta nell’attivazione di questo recettore.

Lo studio evidenzia, attraverso trials in vitro e in vivo su modello murino, come la silibina sia un potente inibitore dell’Hsp90 e, di conseguenza, del rettore PPARɣ: la quota assorbita della silibina agisce proprio a livello epatico inibendo il pathway Hsp90/PPARɣ, responsabile della progressione patologica, e migliorando tutti i marcatori biochimici relativi a danni epatici.

Infatti, nei topi con NAFLD indotta ma trattati con silibina, gli autori hanno rilevato una significativa riduzione dei livelli sierici di ALT, AST, LDL e TG, cosa non avvenuta nei controlli non trattati.

Azione intestinale della quota non assorbita

Inoltre, la formazione del cosiddetto complesso Hsp90-NLRP3 sarebbe responsabile dell’attivazione della cascata infiammatoria intestinale e della disbiosi tipica che può ulteriormente stimolare l’attivazione dell’inflammosoma dando adito ad un circolo vizioso che perpetua i processi infiammatori, determinando la progressione della patologia epatica.

I dati dello studio in vivo sui roditori con NAFLD-indotta dimostrano (vs controlli sani):

  • una significativa riduzione dell’α biodiversità,
  • una carenza di bifidobatteri,
  • un aumento di Firmicutes e Bacteroides.

La quota non assorbita della silibina agisce a livello intestinale inibendo la formazione del complesso Hsp90-NLRP3; è altamente probabile che, grazie a questo meccanismo, il trattamento della silibina abbia qui determinato un importante incremento dell’α-biodiversità e dei bifidobatteri antinfiammatori, riducendo contemporaneamente i Bacteroides coinvolti nella regolazione del metabolismo lipidico e nei processi di insulino-resistenza.

hepa g