Come migliorare la risposta terapeutica dei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo

Si stima che più del 40% dei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo continui a soffrire di disturbi persistenti nonostante l’utilizzo degli inibitori di pompa protonica (PPI). Questa osservazione, insieme ai noti effetti collaterali della terapia con PPI, soprattutto quando protratta nel tempo, rende necessaria la disponibilità di terapie adiuvanti per migliorare la risposta alla terapia farmacologica e la sintomatologia del paziente.

La review, pubblicata su una rivista di settore, “A review of medical therapy for proton pump inhibitor nonresponsive gastroesophageal reflux disease” ha analizzato gli studi clinici presenti in letteratura che avevano preso in esame l’utilizzo di terapie adiuvanti ai PPI.

La review

Allo scopo di delineare quali sono i dati a supporto di una terapia adiuvante rispetto ad un’altra, la review ha preso in considerazione gli studi in cui l’utilizzo del PPI era stato combinato ad un’altra terapia.

Dalla selezione iniziale di quasi 3000 studi clinici, sono stati oggetto della review solo 40 studi, giudicati possedere la qualità necessaria per essere inclusi nel lavoro.

Dai risultati della review è emerso che la differenza nei responder e non responder ai PPI può essere di carattere genetico (legata al polimorfismo del CYP2C19), e quindi potrebbe essere utile l’utilizzo di una certa molecola di PPI rispetto ad un’altra. Questo spiegherebbe anche perché alcuni pazienti traggono maggiore beneficio da una certa molecola, piuttosto che da un’altra, pur appartenendo alla stessa classe farmacologica.

Sia i pazienti responder, che non responder ai PPI, potrebbero avvantaggiarsi di strumenti terapeutici aggiuntivi che sfruttano meccanismi d’azione diversi. Gli studi selezionati in quest’ottica avevano preso in esame l’utilizzo di molecole come gli antagonisti del recettore H2 dell’istamina, specifici procinetici o formulazioni ad azione mucoprotettiva. Negli studi sugli agenti mucoprotettivi, viene citato lo studio condotto con Mirgeal gel® (Outcomes in patients with nonerosive reflux disease treated with a proton pump inhibitor and alginic acid ± glycyrrhetinic acid and anthocyanosides), unico integratore nutrizionale incluso nella review.

L’attività protettiva della mucosa

Lo studio condotto su Mirgeal gel®, in pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo, ha dimostrato come una terapia adiuvante, con specifiche caratteristiche, possa migliorare i risultati rispetto alla sola terapia farmacologica con PPI.

Nello studio, infatti, i pazienti del gruppo intervento hanno assunto PPI per 2 settimane insieme a Mirgeal gel® 2 stick/die per 4 settimane; in seguito, gli stessi pazienti hanno sospeso il PPI e assunto solo 2 stick di Mirgeal gel® al giorno, per altre 4 settimane.

Questo gruppo è stato confrontato con un altro gruppo in cui il PPI è stato associato all’alginato, secondo le stesse posologie e modalità.

Al termine dei due mesi di studio, entrambi i trattamenti sono risultati efficaci sulla sintomatologia, ma il gruppo che ha assunto Mirgeal gel® ha manifestato un miglioramento significativamente maggiore, che dalla 2° settimana si è protratto fino alla fine dello studio.

I risultati dimostrano che Mirgeal gel® è stato globalmente più efficace del solo alginato, sia quando associato al PPI, sia in monoterapia, in quanto in grado di mantenere i miglioramenti raggiunti, anche dopo la sospensione del farmaco.

La maggiore efficacia di Mirgeal gel® potrebbe essere dovuta alla sua particolare formulazione. Il prodotto contiene, infatti, un estratto di liquirizia, documentata per sue proprietà antinfiammatorie e antiulcera, e un estratto di mirtillo nero, ad azione citoprotettiva. Questi estratti sono intrappolati in una matrice di alginato, che consente un maggiore tempo di contatto degli attivi con la mucosa gastrica e quindi una maggiore durata della loro azione.

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