COVID-19 e microbiota intestinale: ultime novità

La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), causata da SARS-CoV-2 è esplosa nell’ultimo anno causando numerose vittime. I soggetti più a rischio sono gli anziani e i pazienti con altre comorbilità come diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. Questo suggerisce che il sistema immunitario può svolgere un ruolo cruciale negli esiti della malattia.

Gli interventi mirati al microbiota intestinale possono avere effetti antivirali sistemici nell’infezione da SARS-CoV-2. Queste le conclusioni dell’articolo Review article: Probiotics, prebiotics and dietary approaches during COVID-19 pandemic. Alcuni ceppi probiotici hanno mostrato di migliorare gli aspetti infettivi e la gravità della malattia grazie alla loro capacità di ridurre permeabilità intestinale e stati infiammatori causati da batteri patogeni Gram-negativi. La dieta, i probiotici ed i prebiotici possono essere usati come approccio preventivo nell’infezione da SARS-CoV-2.

Perché il microbiota intestinale è fondamentale nella malattia da SARS-CoV-2?

Il tratto gastrointestinale (GI) è riconosciuto essere il più grande organo immunologico del corpo umano; il microbiota intestinale nella sua complessità contribuisce in modo determinante al metabolismo e all’immunità dell’ospite.

Lo studio del microbiota intestinale, infatti, correla forti disbiosi ai pazienti affetti dalle principali patologie ritenute a maggiore rischio di complicanze da SARS-CoV-2.

Nel gennaio 2020, in base alle recenti scoperte che correlano microbiota intestinale e complicanze da COVID-19, la China National Health Commission insieme alla National Administration of Traditional Chinese Medicine raccomandano l’uso di probiotici da associare alla terapia convenzionale nei pazienti COVID-19 allo scopo di prevenire e mitigarne gli effetti.

I pazienti obesi, i diabetici e gli anziani hanno un microbiota intestinale povero in Akkermansia muciniphila, Faecalibacterium prausnitzii e Bifidobacterium spp, batteri che riducono la permeabilità intestinale e contribuiscono all’eubiosi, mentre risultano ricchi in Gram-negativi, che ne occupano la nicchia ecologica.

Questa condizione aumenta l’infiammazione LPS-mediata che, associata all’aumento di permeabilità intestinale, è concausa della tempesta citochinica che caratterizza i pazienti gravi ammalati di COVID-19.

Quali correlazioni tra patologia polmonare da SARS-CoV-2 e microbiota?

La risposta immunitaria a livello polmonare nei pazienti COVID-19 presenta un’infiltrazione eccessiva di monociti, macrofagi e cellule T che scatenano la tempesta citochinica presente nella polmonite interstiziale e che provoca grave insufficienza respiratoria. Recenti sperimentazioni hanno dimostrato che il microbiota intestinale influenza l’equilibrio tra le risposte pro-infiammatorie e regolatorie, interagendo anche con organi distanti come i polmoni.

Diversi batteri probiotici, in particolare il genere Bifidobacterium, hanno mostrato un’attività immunitaria contro le più comuni infezioni delle vie respiratorie aumentando le risposte delle cellule Natural-Killer e T-helper e riducendo i linfociti B.

Inoltre, i bifidobatteri sono in grado di aumentare le IgA salivari e IL-10 riducendo in questo modo la cascata infiammatoria.

Un ulteriore vantaggio ottenuto dall’uso dei probiotici è la mitigazione delle perturbazioni post antibiotico-terapia. Questa classe di farmaci, ampiamente utilizzata nelle prime fasi dell’infezione da SARS-CoV-2, potrebbe contribuire alla disbiosi e di conseguenza alle possibili complicanze dell’infezione. Rafforzare il microbiota di questi pazienti con batteri probiotici risulta essenziale come metodica preventiva. Nonostante le continue sperimentazioni farmacologiche per cercare una cura al COVID-19, sarebbe importante contestualmente indagare più a fondo sulla modulazione del microbiota intestinale mediante prebiotici, probiotici e dieta, cercando di coadiuvare le terapie convenzionali che si pongono l’obiettivo di ridurre le risposte infiammatorie nei pazienti affetti da SARS-CoV-2. Lo studio e la comprensione della corretta composizione del microbiota intestinale potrebbe rappresentare un nuovo approccio terapeutico proprio nel modulare le risposte immunitarie in generale e nello specifico per ridurre le complicanze nei pazienti COVID-19.

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