Come si modifica il microbiota vaginale durante le infezioni urogenitali?
Disbiosi vaginale e infezioni urogenitali colpiscono ogni anno oltre 1 miliardo di donne nel mondo, compromettendone il benessere psicofisico.
La disbiosi vaginale più comune è la vaginosi batterica (VB), mentre le infezioni più comuni sono la candidosi vulvovaginale (VVC), che colpisce circa il 75% delle donne fertili almeno una volta nella vita, e la Chlamydia trachomatis (CT), la malattia sessualmente trasmissibile (MST) batterica più comune a livello mondiale, le cui nuove infezioni superano i 131 milioni/anno.
Lo studio pubblicato su Nature, Diversity of vaginal microbiome and metabolome during genital infections identifica i segni distintivi di VVC e CT, rispetto ad una condizione di salute (HC) e una di disbiosi (VB).
Risultati delle analisi e peculiarità emerse
Sono state arruolate 79 pazienti, di cui 21 sane (HC), 20 con BV, 20 con CT e 18 con VVC da C. albicans.
Dalle analisi tassonomiche e metabolomiche è emerso che ciascuna delle quattro condizioni considerate è caratterizzata da una peculiare impronta digitale.
A livello di genere, la progressiva deplezione di Lactobacillus spp. dalla condizione HC a quelle di CT, VVC e VB è stata associata ad un corrispondente aumento dei generi anaerobi Gardnerella, Prevotella, Megasphaera, Roseburia e Atopobium (p<0,001).
Data l’importanza cruciale delle specie lattobacillari vaginali, è stato poi fatto un focus su di esse: il microbiota vaginale di soggetti sani era dominato da L. crispatus (61,0% delle sequenze totali di Lactobacillus spp), mentre lo spostamento verso una condizione patologica era associato ad una significativa riduzione della sua abbondanza (p = 0,011), che rappresentava il 41,6% nelle donne con infezione da CT, il 33,4% nelle VVC (p = 0,006 vs HC) e il 28,5% nei soggetti con BV (p = 0,005 vs HC).
Tale deplezione si è riflessa in un corrispondente aumento di L. iners nel passaggio da HC (20,5%) all’infezione da CT (42,1%), VVC (46,2%, p = 0,01 vs HC) e BV (56,7%, p = 0,009 rispetto all’HC); i soggetti VB hanno mostrato la più alta diversità di specie Lactobacillus, tra cui L. salivarius, L. helveticus, L. delbrueckii, L. rhamnosus. Le donne affette da VVC e CT erano quindi caratterizzate da un microbiota vaginale a metà tra eubiosi (HC) e disbiosi (VB).
Il lattato come indicatore comune di infezione
I dati hanno dimostrato come i cambiamenti nelle comunità batteriche che si verificano durante le infezioni genitali siano correlati ad alterazioni significative nella composizione del metaboloma vaginale, e come la diminuzione della concentrazione di lattato sia un indicatore comune di tutte queste condizioni infettive.
Infatti, una sua diminuzione con conseguente aumento del pH vaginale è causata dalla riduzione di L. crispatus con contestuale aumento di L. iners, poiché quest’ultimo, al contrario del crispatus, non produce acido lattico destrogiro né H2O2, e ha quindi una capacità protettiva inferiore contro i patogeni.
- iners è dunque considerata una specie di transizione, mentre un microbiota a predominanza L. crispatus è segno distintivo di salubrità e stabilità vaginali.