Genesi del cancro della cervice uterina: relazione tra positività ad HPV e microbiota cervico-vaginale

Il cancro della cervice uterina (CC) rimane un grave problema di sanità pubblica, con un numero significativo di nuovi casi e decessi ogni anno. Recentemente, prove crescenti hanno suggerito un’interazione tra HPV, la condizione del CVM e la progressione del CC.

La review pubblicata su Microorganisms nel 2023 Relationship between Human Papillomavirus Status and the Cervicovaginal Microbiome in Cervical Cancer ha mirato ad approfondire in modo esaustivo la relazione tra CVM e l’infezione da HPV nella carcinogenesi del CC e soprattutto ad aggiornare la ricerca attuale sulla batterioterapia nel CC.

Rapporto biunivoco tra positività all’HPV e microbiota cervico-vaginale

L’infezione da HPV può indurre cambiamenti nel microambiente cervicovaginale; di conseguenza, ciò può portare alla disbiosi e al cancro della CVM. D’altro canto, anomalie nel microbiota cervicovaginale possono modificare il pH vaginale, favorire il rilascio di batteriocine da parte di batteri patogeni e danneggiare così lo strato mucoso.

Nella maggior parte delle donne sane, il CVM è dominato da Lactobacillus spp., che avvantaggia l’ospite attraverso relazioni simbiotiche.

L’assenza o la scarsa presenza di Lactobacillus spp. induce una disbiosi del CVM, che può favorire lo sviluppo del tumore attraverso diversi meccanismi, come la promozione dell’infiammazione cronica, la disregolazione del sistema immunitario e la produzione di genotossine.

Di conseguenza, tale disbiosi può contribuire al CC correlato all’HPV interferendo con l’infezione dell’HPV, il legame, l’internalizzazione, l’integrazione, l’espressione genica e l’attivazione della telomerasi.

Microbiota cervico-vaginale nelle donne sane

I lattobacilli svolgono un ruolo fondamentale nella salute cervico-vaginale delle donne; proteggono la vagina dall’invasione batterica mantenendo un ambiente acido e promuovendo l’integrità della barriera cellulare epiteliale e delle proteine giunzionali intercellulari.

La maggior parte degli studi ha rivelato una diminuzione di Lactobacillus spp. e un aumento della biodiversità del CVM nelle donne HR-HPV positive rispetto alle donne HR-HPV negative.

Nello specifico, la presenza dominante di Lactobacillus crispatus tende a potenziare la protezione del microambiente cervicale attraverso la produzione di metaboliti antimicrobici, la diminuzione del glucosio e la produzione di fenil-lattato e amminoacidi N-acetilati.

Inoltre, vari studi hanno identificato un’elevata abbondanza di L. crispatus nei CIN (Neoplasia Cervicale Intraepiteliale) a basso rischio, mentre L. iners era dominante nei CIN a medio rischio.

Strategie batterioterapiche nella prevenzione e nel trattamento del CC

L’ultimo decennio ha visto il rapido sviluppo dell’uso dei probiotici di tipo lattobacillare nel CC, partendo dall’ipotesi che essi potessero promuovere l’apoptosi delle cellule tumorali e inibire la proliferazione e le metastasi delle cellule tumorali.

È stato dimostrato effettivamente che i probiotici possono essere utilizzati come agente aggiuntivo per potenziare o modulare altri metodi diagnostici e terapeutici.

Inoltre, si è arrivati a capire che i lattobacilli possono aumentare l’eliminazione dell’HPV attraverso tre meccanismi. In primo luogo, un numero maggiore di ceppi probiotici nella vagina è in grado di prevenire e ridurre le infezioni da HPV competendo per lo spazio o la nutrizione e rilasciando diversi fattori inibitori, come acido lattico, batteriocine, biosurfattanti e molecole di aggregazione.

In secondo luogo, la promozione della risposta immunitaria è il principale meccanismo contro le infezioni virali. Infine, l’eliminazione diretta dei virus può avvenire attraverso la secrezione di specifici metaboliti.

Risultati raggiunti con la batterioterapia e prospettive future

Tra i vari studi eseguiti al riguardo, si è osservato che le donne positive all’HPV che assumevano il probiotico orale a lungo termine Lactobacillus crispatus M247 presentavano anomalie citologiche correlate all’HPV decisamente ridotte rispetto al gruppo di controllo.

È stato anche segnalato un aumento della clearance dell’HPV dopo 90 giorni di assunzione di L. crispatus M247, presente in Crispact®; inoltre, in alcuni casi, il L.crispatus è diventato la specie dominante nel microbiota cervico-vaginale.

I probiotici, dunque, stanno pian piano dimostrando di poter offrire nuove opportunità per future terapie che potrebbero cambiare la risposta al trattamento del cancro, anche se è necessario elaborare studi ben progettati sulla funzione antitumorale dei probiotici nella gestione dei pazienti con CC.

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