PCOS: la sfida dei trattamenti
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è riconosciuta essere un disturbo sia di tipo endocrino che metabolico, in quanto caratterizzata da alterazioni in entrambi questi ambiti, come iperandrogenismo, iperinsulinemia, irregolarità mestruale e ovaio policistico.
Oltre a interventi sullo stile di vita, il trattamento della PCOS può prevedere un approccio di tipo farmacologico, in cui rientra la metformina e/o un approccio di tipo nutraceutico, in cui rientrano gli inositoli e la berberina.
Uno studio molto recente Study on the effect of berberine, myoinositol and metformin in women with polycystic ovary syndrome: a prospective randomised study ha comparato l’efficacia di trattamenti a base di berberina, metformina e myo-inositolo, su diversi parametri in donne con PCOS.
Trattamenti a confronto
Nello studio sono state reclutate 126 donne in età fertile, tra i 15 e i 40 anni, con diagnosi di PCOS secondo i criteri di Rotterdam. Queste donne sono state randomizzate in tre gruppi: un gruppo ha assunto 500 mg di berberina 2 volte al giorno; un secondo gruppo ha assunto metformina 500 mg per 2 volte al giorno; un terzo gruppo ha assunto myo-inositolo 1000 mg, 2 volte al giorno.
I parametri analizzati a inizio dello studio e dopo 3 mesi di trattamento, nei tre gruppi, sono stati: caratteristiche cliniche, ovvero peso, circonferenza della vita e indice di massa corporea; profilo glucidico, profilo lipidico e parametri ormonali.
La berberina come miglior risultato
Alla fine dei 3 mesi di trattamento, è stato registrato un miglioramento delle caratteristiche cliniche, in generale, in tutti e tre i gruppi. Solo la circonferenza della vita è risultata maggiormente ridotta nel gruppo trattato con berberina, rispetto ai trattamenti con metformina e myo-inositolo.
Per quanto riguarda il profilo glucidico, tutti i gruppi hanno visto un miglioramento significativo, senza differenze sostanziali tra i tre.
Quindi, l’azione di berberina e mio-inositolo si è dimostrata comparabile a quella della metformina.
I parametri ormonali, registrati come testosterone totale, globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) e indice di androgeni liberi, hanno subito un netto miglioramento in tutti i gruppi. In particolare, i livelli della SHBG risultano significativamente più alti nel gruppo trattato con berberina e, di conseguenza, l’indice di androgeni liberi risulta notevolmente ridotto nello stesso gruppo. Dall’analisi del profilo lipidico, la berberina si è dimostrata più efficace nel migliorare tutti i parametri ad esso associati, ovvero colesterolo totale, trigliceridi, LDL e HDL.
Come evidenziato dagli autori dello studio, la berberina sembra avere un’azione a più ampio spettro, rispetto sia alla metformina che al myo-inositolo. Infatti, il vantaggio della berberina risiederebbe nella sua efficacia combinata su parametri ormonali e su profilo glucidico e lipidico, riuscendo sia a contrastare l’iperandrogenismo, sia a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, in donne con PCOS.