Come i parametri metabolici influenzano il K mammario e possibili soluzioni

I disordini metabolici, intesi principalmente come l’alterazione più o meno marcata del profilo lipidico e glucidico, oltre alla presenza clinica delle loro dirette conseguenze, sono una condizione patologica in notevole espansione. Mentre è ben riconosciuta e giustamente considerata la loro correlazione con le malattie cardiovascolari, esiste una evidente sottovalutazione della loro importanza nell’insorgenza e nella progressione di molte patologie oncologiche ed in particolare quelle ormono-dipendenti come, ad esempio, quelle dell’apparato riproduttivo femminile e della mammella.

Nella review pubblicata su Anticancer Research nel 2018 Relationship Between Metabolic Disorders and Breast Cancer Incidence and Outcomes. Is There a Preventive and Therapeutic Role for Berberine?

I ricercatori evidenziano come la berberina, attraverso l’analisi delle sue principali proprietà (ipolipemizzante, ipoglicemizzante, insulino-sensibilizzante, anti-steatosica e anti-infiammatoria), dovrebbe essere proposta a scopo preventivo e terapeutico oncologico ai pazienti che presentano alterazioni metaboliche di vario grado.

Come l’alterazione dei parametri metabolici influenza la malattia oncologica?

La relazione esistente fra i livelli alterati di LDL, trigliceridi, glicemia e insulino-resistenza e la carcinogenesi è molto complessa ed in parte ancora non ben chiarita soprattutto nell’esatta sequenza degli eventi, ma è ormai indiscutibile come la presenza o l’attivazione di alcuni PATHWAYS siano condizioni ormai riconosciute e soprattutto “modificabili” in questo scenario e giochino tutte un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nella progressione anche della malattia tumorale.

Per questo motivo l’azione e i meccanismi promossi da queste condizioni, sono stati oggetto negli ultimi decenni di numerosi studi clinici volti a verificare la possibilità di interferire con essi in modo da modificare, in definitiva, la storia e l’andamento della patologia oncologica sia in senso preventivo che terapeutico.

Tra gli studi più importanti si evidenzia il BIG 1-98 pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2005 che per la prima volta ha dimostrato come nelle donne non a target nei valori di LDL e colesterolo totale, se trattate con farmaci ipocolesterolemizzanti e controllate avevano un outcome migliore nell’incidenza delle recidive e della mortalità da k-mammario.

Purtroppo però nonostante questo approccio clinico appaia adeguato, la presenza di effetti collaterali accompagnati dalla necessità di trattamenti a lungo termine, rende l’utilizzo di questi composti di difficile accettazione e mantenimento da parte dei pazienti.

Inoltre, spesso si sottovaluta l’importanza dei parametri metabolici nei pazienti che hanno valori alterati di lieve e modesta entità; paradossalmente mentre le pazienti con alterazioni di grado severo sono generalmente seguite da specialisti cardiologi e/o diabetologi e quindi attuano, inconsapevolmente, anche una attività preventiva oncologica, quelle con delle alterazioni di grado moderato o lieve vengono spesso sottovalutate e non trattate.

Come intervenire nei pazienti con parametri alterati ma che non necessitano della terapia farmacologica?

Si è alla continua ricerca di sostanze “naturali” di comprovata efficacia che vengono accettate maggiormente da questi pazienti. La berberina in virtù della sua riconosciuta capacità di modulare contemporaneamente i profili lipidici e glucidici sembra essere il composto ideale per controllare alcuni dei meccanismi carcinogenetici più attivi in questo determinato settore della popolazione.

La caratteristica principale di questa molecola è la contemporanea capacità di influenzare e modulare sia il profilo lipidico che quello glucidico riuscendo da sola a controllare tutti i parametri metabolici senza produrre ulteriori effetti collaterali.

Inoltre, il suo meccanismo di azione differente da quello delle statine ne rende possibile il loro contemporaneo utilizzo e la loro azione sinergica. Il problema più rilevante di questa molecola è la sua scarsa biodisponibilità orale, superata dall’uso di altri principi attivi, come la silimarina, che ne aumentano l’assorbimento.

Le principali attività della berberina si possono classificarle in:

  • ipolipemizzante
  • ipo-glicemizzante
  • insulino-sensibilizzante
  • anti-steatosica
  • anti-infiammatoria
  • anti-microbica.

In considerazione di quanto scritto ed in base ai numerosi lavori di efficacia e sicurezza sulla berberina, i ricercatori suggeriscono l’uso di questa molecola, quando resa maggiormente biodisponibile, a scopo preventivo e terapeutico oncologico nei pazienti che presentano alterazioni di vario grado del loro strato metabolico.

berberol